Barbaro di Assisi (nono compagno di Francesco)
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Barbaro di Assisi (nono compagno di Francesco)
Barbaro, giovane assisiate, nel 1209, venne accolto da S. Francesco come nono dei suoi primi dodici compagni.
«Era speciale amatore della santa povertà; la quale quel Serafico Patriarca molto innalzava con le parole, e con l’opere; dicendo la Povertà esser un tesoro inestimabile, recondito in Cielo» (Iacobilli, Vite, I, 516).
Frate Barbaro, per abbracciare maggiormente la tanto amata povertà, non volle possedere che un abito, un mantello e il cordiglio, «e quelle tutte lacere, e rapezzate» (Iacobilli, cit.).
Nella conversazione era umile e benigno; nella carità verso il prossimo era «infervoratissimo»; nell’orazione molto assiduo, e nella macerazione della carne austero ed aspro.
In compagnia del Poverello di Dio e dei suoi primi compagni, visse in più luoghi, quali il Tugurio di Rivotorto, S. Maria degli Angeli ed altri.
Nel 1219, con Francesco, fece parte della “spedizione apostolica” recatasi in Oriente.
Mentre era nell’isola di Cipro, narra il Celano, «una volta offese con una parola ingiuriosa un confratello alla presenza di un nobile dell’isola stessa. Ma appena si accorse che il confratello ne era rimasto piuttosto offeso, si accese di ira contro se stesso, e preso dello sterco d’asino se lo mise in bocca per masticarlo: "Mastichi sterco questa lingua, che ha sputato veleno di ira sul mio fratello". A tale vista, il cavaliere ne fu sbigottito, poi rimase molto edificato. Da quel momento mise se stesso ed i suoi beni a disposizione dei frati con grande generosità» (II Cel., n. 155).
Tornato in Italia, insieme a Francesco e agli altri compagni, frate Barbaro, di “famiglia” presso il conventino della Porziuncola, volle dedicarsi completamente «all’assidua oratione, e contemplatione». «Fù presente alla morte di esso suo santissimo Padre; procurando immitar quanto poteva le sue insigni virtù» (Jacobilli, cit.).
Frate Barbaro morì, in odore di santità, presso la Porziuncola, il 7 maggio 1229; il suo corpo venne venerabilmente sepolto nella chiesetta dello stesso luogo.
Di lui dice il Gonzaga: «Il beato Barbaro, uomo di chiara santità, compagno del beato Padre Francesco, è sepolto nella chiesa di Santa Maria degli Angeli presso Assisi».
«Era speciale amatore della santa povertà; la quale quel Serafico Patriarca molto innalzava con le parole, e con l’opere; dicendo la Povertà esser un tesoro inestimabile, recondito in Cielo» (Iacobilli, Vite, I, 516).
Frate Barbaro, per abbracciare maggiormente la tanto amata povertà, non volle possedere che un abito, un mantello e il cordiglio, «e quelle tutte lacere, e rapezzate» (Iacobilli, cit.).
Nella conversazione era umile e benigno; nella carità verso il prossimo era «infervoratissimo»; nell’orazione molto assiduo, e nella macerazione della carne austero ed aspro.
In compagnia del Poverello di Dio e dei suoi primi compagni, visse in più luoghi, quali il Tugurio di Rivotorto, S. Maria degli Angeli ed altri.
Nel 1219, con Francesco, fece parte della “spedizione apostolica” recatasi in Oriente.
Mentre era nell’isola di Cipro, narra il Celano, «una volta offese con una parola ingiuriosa un confratello alla presenza di un nobile dell’isola stessa. Ma appena si accorse che il confratello ne era rimasto piuttosto offeso, si accese di ira contro se stesso, e preso dello sterco d’asino se lo mise in bocca per masticarlo: "Mastichi sterco questa lingua, che ha sputato veleno di ira sul mio fratello". A tale vista, il cavaliere ne fu sbigottito, poi rimase molto edificato. Da quel momento mise se stesso ed i suoi beni a disposizione dei frati con grande generosità» (II Cel., n. 155).
Tornato in Italia, insieme a Francesco e agli altri compagni, frate Barbaro, di “famiglia” presso il conventino della Porziuncola, volle dedicarsi completamente «all’assidua oratione, e contemplatione». «Fù presente alla morte di esso suo santissimo Padre; procurando immitar quanto poteva le sue insigni virtù» (Jacobilli, cit.).
Frate Barbaro morì, in odore di santità, presso la Porziuncola, il 7 maggio 1229; il suo corpo venne venerabilmente sepolto nella chiesetta dello stesso luogo.
Di lui dice il Gonzaga: «Il beato Barbaro, uomo di chiara santità, compagno del beato Padre Francesco, è sepolto nella chiesa di Santa Maria degli Angeli presso Assisi».
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