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Il caso di Eluana

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Messaggio  Fabio Mer Nov 19, 2008 7:11 pm

Per chi non avesse avuto la possibilità o il tempo di collegarsi al sito del movimento giovanile francescano di Sicilia, vi riporto il link dell'articolo su questo triste fatto di attualità.

http://www.mgfsicilia.org/att348.htm
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Messaggio  francescoleone Mar Nov 25, 2008 8:30 pm

Caro Fabio è un tema così complicato e immenso che penso le opinioni di questo o quell'altro professore contano poco. Mi chiedo, ma se magari il tornare alla casa del Padre per questa povera ragazza sarebbe un modo per rinascere e finalmente vivere? Penso nessuno su questa terra potrà mai dare una risposta a questo e altri mille quesiti. Quello che rimane a noi è soltanto la preghiera e la comunione cristiana con questa sorella sfortunata in qualsiasi modo questa triste vicenda si concluda. Pace e bene a tutti
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Messaggio  fra_saverio Mar Nov 25, 2008 9:47 pm

E' proprio questo il problema: cosa è la vita?
Se il parametro siamo noi che abbiamo la pienezza di relazioni, allora dobbiamo pregare per più di qualche milione di persone che questa pienezza non ce l'hanno.
Se la vita invece ha una dignità in sè e non c'è il tentativo di prolungarla invano con l'accanimento terapeutico (e non è il caso di Eluana che non è sottoposta ad alcun trattamento farmacologico o terapeutico, che non soffre fisicamente di alcun male, ecc.), allora forse la cosa ci dovrebbe interessare.
Ieri qualcuno aveva deciso che alcune tipologie di persone non erano degne di vivere (ebrei, down, gay, ecc.), oggi qualcun'altro sta decidendo che chi non è capace di relazioni, come Eluana, non è degno di vivere.
Ieri è stato deciso che chi non lo vuole, può buttare nella spazzatura (ops: rifiuto biologico) il bambino che porta nel grembo. Oggi qualcuno, a nome nostro, perché organo dello stato di cui noi siamo i cittadini e gli artefici delle leggi, sta decidendo anche per noi, e contro i principi della nostra Costituzione e del diritto universale (sancito da apposite convenzioni internazionali) per cui il caso di Eluana non è accanimento terapeutico ma l'esercizio di un diritto inalienabile della persona affetta da questa patologia.
Inoltre, le cosiddette "opinioni" dei medici, non sono tali: è ormai dato scientifico che è errato parlare di "coma irreversibile", anche dopo 17 anni, perché nessun scienziato è oggi in grado di dire se e quando potrà avvenire il risveglio o se mai avverrà. ( A tal proposito vi consiglio di leggere la storia di Terry risvegliatosi dopo 19 anni! apri)
Ma, infine, come cristiano, anche se non posso oppormi, singolarmente a questa decisione di morte, non posso però tacere nel proclamare che la vita è un dono di Dio, che la vita non può essere valutata in base al grado di sofferenza dei miei parenti, che la vita ha una sua dignità e consistenza anche quando non c'è la pienezza delle relazioni, che la vita, in tutto il suo percorso, dal concepimento alla morte, mi chiama a sostenerla perché qui e oggi si vive l'eternità di Dio che avrà il suo culmine nella Casa del Padre.
C'è chi soffre già ora più e peggio di quello che soffrirà Eluana con l'eutanasia: milioni di bambini nel centro-africa, nel Darfur, in Congo... per mancanza di acqua e di cibo, per l'AIDS dilagante, per la lebbra... Li uccidiamo tutti? Stiamo a guardare impotenti pregando per loro che il Signore li chiami a sé? Oppure ci diamo la pena di salvarli dal loro triste destino causato dalla nostra indifferenza?
Malattie in passato "inguaribili" e "irreversibili" come la lebbra, i tumori, l'AIDS... oggi sono pienamente guaribili. Chi siamo noi per decidere che cosa è irreversibile o meno? Come scritto sopra, per convenzione internazionale dei rianimatori, ormai, nessun medico e scienziato si permette più di pronunciare la parola "irreversibile" (ma i giornalisti sì e in abbondanza), mentre è doveroso (sempre per convenzione internazionale) dire "da x mesi o anni".

Chi ha salvato una vita ha salvato il mondo!
Salvare Eluana dalla volontà del padre di porre fine alla sua (del padre) personale sofferenza (che comprendiamo ma che non possiamo condividere diventi motivo per uccidere la figlia) significherà salvare quel mondo che senza Eluana sarà diverso, peggio di quello che è oggi, perché la nostra umanità avrà sceso ancora un gradino verso la bestialità.

Per saperne di più sui cosiddetti "stati vegetativi" e "coma irreversibili", consiglio la storia (non opinione) di Salvatore Crisafulli (ma ce ne sono tante altre che sono rintracciabili nel web):
https://www.youtube.com/watch?v=xF5OdHvh91Q
http://it.youtube.com/watch?v=YvVRP8oCkZw

http://www.amicidiluca.it/

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Messaggio  Fabrizio Mar Nov 25, 2008 11:56 pm

Quanti pensieri ci formuliamo nella testa basati sull'ignoranza, basati solo per il sentito dire.
Ancora più grave, credo sia, non cercare neanche una risposta ai dubbi che avvolte ci sorvolano la mente, convinti che a noi non ci riguarda, non è un problema nostro.

Cos’è la vita?
Per rispondere mi prendo una vita di tempo, ma anche in quel momento sarà solo una risposta incompleta.
Grazie di cuore Fra Saverio per questa Sad piena di vita.
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Messaggio  francescoleone Ven Nov 28, 2008 4:39 pm

Caro Fra Saverio d'accordo al cento per cento con lei , aggiungo alle persone da te citate per correttezza le vittime di bombardamenti inteligenti o cretini che sianio, i condannati alla pena capitale in qualsiasi angolo del mondo succeda.........................................quindi viva la vita in qualsiasi forma essa si svolge..................................
P S solamente eviterei se posso permettermi a distinzioni un pò scolastiche tra le varie forme di accanimento terapeutico e di non utilizzare solo alcune parti delle convinzioni scentifiche dei dottoroni varie se no rischiamo di avallarne altre
Con obbedienza Francescoleone
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Messaggio  fra_saverio Ven Nov 28, 2008 6:38 pm

Carissimo, purtroppo anche qui mi devo permettere di fare una puntualizzazione, poiché questo forum è letto anche e soprattuto da tanti giovani che hanno il diritto di comprendere bene il nocciolo della questione.

L'accanimento terapeutico è uno solo e soltanto ed è rifiutato anche dalla morale cristiana.
L'idea che possano esistere "varie forme" di accanimento terapeutico proviene da una specifica corrente ideologica volta, così, ad allargare lo spettro delle possibilità di interruzione della vita.
Inoltre, forse anche per semplificazioni giornalistiche - talvolta anch'esse ideologizzate -, esiste una cultura della "confusione" terminologica per cui nella stragrande maggioranza della gente non si riesce più a distinguere tra "accanimento terapeutico", "interruzione delle cure", ecc. Pertanto (semplicizzo pure io):
- c'è accanimento terapeutico solo quando ci si "accanisce" a voler portare avanti delle "terapie" di carattere medico, farmacologiche, meccaniche, che non sortiscono alcun effetto nel presente e senza alcuna prospettiva di miglioramento futuro, di qualsivoglia natura, sulla persona ma solo allungano i tempi di vita (piuttosto artificiale) che altrimenti si spegnerebbe in maniera naturale;
- chiedere l'interruzione dell'accanimento terapeutico è legittimo;

- diversa cosa è invece chiedere la "sospensione delle cure": in questo caso viene chiesto di sospendere un trattamento che comunque sta sortendo un effetto curativo di una qualsivoglia malattia e permette all'individuo di poter continuare a vivere, comunque, con le proprie funzioni vitali;
- moralmente è inacettabile poiché rappresenta eutanasia, come fu nel caso recente di Welby;

- completamente diverso è il caso di Eluana, la quale non è sottoposta ad alcuna cura né farmacologica e neanche meccanica. Eluana è in buona salute, ma è incapace di relazioni con il mondo esterno (almeno dal nostro punto di vista, dato che molti che si risvegliano dal coma, anche dopo anni, dichiarano che erano coscienti e consapelvoli di quello che avveniva intorno, dei discorsi fatti davanti a loro, ecc.). Eluana chiude gli occhi alla sera e dorme, e li riapre al mattino svegliandosi, come ognuno di noi. Assolve ai bisogni fisiologici come ognuno di noi... e, di recente, ha ripreso il ciclo mestruale come ogni donna...
Proprio per questo suo stato di coma, l'alimentazione avviene tramite un sondino naso-gastrico mediante il quale le viene corrisposto un liquidido energetico, che potrebbe essere anche un frullato di frutta, come avviene con tante persone che per vari motivi hanno perso la possibilità di potersi nutrire per via naturale.
Se passasse questa idea (contro il parere di tutto il mondo scientifico) che l'alimentazione naso-gastrica costituisce accanimento terapeutico (come purtroppo ha sentenziato la corte di appello di Milano) allora a poter chiederne altrettanto l'interruzione potrebbero essere decina di migliaia di persone, anche senza essere in coma come Eluana.
La questione, pertanto, da una parte è molto precisa e dall'altra troppo semplicisticamente presentata dai media. Ci si è chiesti come mai non si riescono a trovate strutture pubbliche (ma anche private) che siano disposte a praticare questa operazione di eutanasia?
Il cristiano si informa e si forma su queste tematiche perché l'uomo non è solo un pezzo di carne. Oggi tutto ciò che riguarda l'uomo è ridotto a formule matematiche e processi biologici, anche i sentimenti: la molecola dell'amore, i neuroni della sofferenza, i processi chimici dell'innamoramento, e così via: tutto è dovuto solo ad un processo chimico-fisico, altro che anima... altro che Dio!
Così si riconoscono più sentimenti negli animali che nell'uomo! Nell'uomo c'è solo meccanica biologicica e pertanto, quando il meccanismo si rompe o non lo riteniamo più utile, lo possiamo benissimo "spegnere", come facciamo con un elettrodomestico.
Per chi crede in Dio - e vi assicuro che ci crede perché ne ha fatto esperienza concreta, fisica e non sentimentale, nella vita - allora la vita stessa diventa più che "un quarto di pollo", e su questi argomenti si informa, senza fermarsi alle ideologie di morte, anche se provengono dai più illuminati e stimati "Veronesi" di turno.
Oggi siamo diventati tutti, anche i cristiani, dei "pietisti" di fronte al dolore e alla sofferenza, ritenuta cosa estranea alla vita. Come abbiamo inventato il "parto indolore" adesso vogliamo "la morte indolore". Ci siamo posti come modello di vita l'efficientismo, per cui appena insorge l'inefficienza, anche a cusa della malattia, allora questa non è più vita.
Il metro di misura della vita, piuttosto che essere il suo mistero legato a Colui che gliela ha donata, è invece la sua efficienza, produttività e autonomia. Perciò, se mai i parenti di una persona in cura si stancano o soffrono nell'assistere il malato, allora è legittimo togliere la vita, perché sei un peso e una sofferenza per i tuoi cari. Oppure sei tu che non vuoi dipendere da niente e da nessuno e non vuoi far soffrire chi ti sta attorno.

Ma torniamo al punto di partenza. Oggi il cristiano è chiamato, oltre ad approfondire il contenuto della propria fede e si suoi risvolti etici e morali, a proporre questi valori come ogni cittadino di questo mondo. Non può lavarsene le mani dicendo che tanto un'opinione vale l'altra. La Verità non è una opinione. E, attenzione, questa Verità non è calata dal cielo, ma è inscritta nella natura stessa dell'uomo.
Per questo concludo questo mio intervento con un pezzo dell’Udienza di Benedetto XVI ai membri della Commissione Teologica Internazionale, 05.10.2007 e che trovate anche nel sussidio per i giovani di quest'anno (Diamoci una regolata):
la società civile e secolare oggi si trova in una situazione di smarrimento e di confusione: si è perduta l'evidenza originaria dei fondamenti dell'essere umano e del suo agire etico e la dottrina della legge morale naturale si scontra con altre concezioni che ne sono la diretta negazione. Tutto ciò ha enormi e gravi conseguenze nell'ordine civile e sociale. Presso non pochi pensatori sembra oggi dominare una concezione positivista del diritto. Secondo costoro, l'umanità, o la società, o di fatto la maggioranza dei cittadini, diventa la fonte ultima della legge civile. Il problema che si pone non è quindi la ricerca del bene, ma quella del potere, o piuttosto dell'equilibrio dei poteri. Alla radice di questa tendenza vi è il relativismo etico, in cui alcuni vedono addirittura una delle condizioni principali della democrazia, perché il relativismo garantirebbe la tolleranza e il rispetto reciproco delle persone. Ma se fosse così, la maggioranza di un momento diventerebbe l'ultima fonte del diritto. La storia dimostra con grande chiarezza che le maggioranze possono sbagliare. La vera razionalità non è garantita dal consenso di un gran numero, ma solo dalla trasparenza della ragione umana alla Ragione creatrice e dall'ascolto comune di questa Fonte della nostra razionalità.
Quando sono in gioco le esigenze fondamentali della dignità della persona umana, della sua vita, dell'istituzione familiare, dell'equità dell'ordinamento sociale, cioè i diritti fondamentali dell'uomo, nessuna legge fatta dagli uomini può sovvertire la norma scritta dal Creatore nel cuore dell'uomo, senza che la società stessa venga drammaticamente colpita in ciò che costituisce la sua base irrinunciabile. La legge naturale diventa così la vera garanzia offerta ad ognuno per vivere libero e rispettato nella sua dignità, e difeso da ogni manipolazione ideologica e da ogni arbitrio e sopruso del più forte. Nessuno può sottrarsi a questo richiamo. Se per un tragico oscuramento della coscienza collettiva, lo scetticismo e il relativismo etico giungessero a cancellare i principi fondamentali della legge morale naturale, lo stesso ordinamento democratico sarebbe ferito radicalmente nelle sue fondamenta. Contro questo oscuramento, che è crisi della civiltà umana, prima ancora che cristiana, occorre mobilitare tutte le coscienze degli uomini di buona volontà, laici o anche appartenenti a religioni diverse dal Cristianesimo, perché insieme e in modo fattivo si impegnino a creare, nella cultura e nella società civile e politica, le condizioni necessarie per una piena consapevolezza del valore inalienabile della legge morale naturale. Dal rispetto di essa infatti dipende l'avanzamento dei singoli e della società sulla strada dell'autentico progresso in conformità con la retta ragione, che è partecipazione alla Ragione eterna di Dio.


La posta in gioco è molto più alta di quanto possiamo pensare e ci riguarda tutti.
Il cristianesimo non è la religione dei buoni sentimenti, del "volemose bene", del pacifismo o del "rispetto" reciproco = ognuno creda e faccia quello che vuole = relativismo culturale, etico e morale.
Il cristiano non è un cittadino di serie B, perché le sue idee e i suoi valori vengono dalla ragione coniugata alla fede, mentre chi - come alcuni nostri politici - le idee e i valori se li sogna la notte e le impone agli altri a forza di digiuni e scioperi della sete, oppure trova le ragioni della vita solo sotto al microscopio, ha più diritto di dover veder affermate le proprie proposizioni.
Fede e ragione non sono due cose distinte e inconciliabili. La fede ha bisogno della ragione come la ragione della fede, altrimenti si richia di stare con la testa fra le nuvole, senza tener conto dell'uomo, o, viceversa, con la testa sottoterra, senza scorgere la meraviglia del creato.
Ecco perché dobbiamo informarci, formarci e non aver paura ad esprimere dei valori "cattolici", universali, che dovrebbero caratterizzarci sia nella sfera ecclesiale che in quella pubblica e privata. La fede e la morale/etica cristiana và pensata, vissuta e proclamata in chiesa come nella società e con convinzione personale, altrimenti siamo come quei cristiani immaturi - come diceva san Paolo, Efesini 4,14 - sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.

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Messaggio  francescoleone Sab Nov 29, 2008 5:16 am

Chiarissimo e ti ringrazio per la spiegazione efficace . Non ci resta che pregare il Signore per questi sfortunati fratelli.
Pace e bene a presto
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Messaggio  francescoleone Sab Nov 29, 2008 3:04 pm

Carissimo Fra Saverio ti ringrazio per lo spunto sui cittadini di serie A che dobbiamo essere per rimarcare ciò che a mio avviso fa di un Cristiano e di un Francescano CITTADINO DI SERIE A
DIFESA DELLA VITA IN TUTTE LE SUE FORME E CON LE SUE SOFFERENZE DALLCONCEPIMENTO FINO ALLA MORTE
IMPEGNO COSTANTE E ATTIVO PER FAR SI CHE L' AMORE CIRCOLI TRA NOI E VERSO GLI ALTRI
RISPETTO DI TUTTE LE ALTRE FORME DI VITA CHE IL CREATORE CI HA MESSO A DISPOSIZIONE
IMPEGNO COSTANTE A VOCE ALTA CONTRO QUELLE CHE IL NOSTRO VESCOVO NEL SUO PIANO PASTORALE HA CHIAMTO ZIZZANIE CHE INSIDIANO L'ALBERO DELLA VITA(MAFIE MASSONERIA SETTE ECC)
LOTTA ATTIVA CONTRO TUTTE LE DISEGUAGLIANZE PER ARRIVARE A UN MONDO PRIVO DI CONFLITTI COME IL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II TANTE VOLTE NEL SUO PONTIFICATO HA RIMARCATO
Ci impegnamo affinchè tutto questo piossa essere a portata di mano con tro tutti i diffusori di morte e di annientamento del pensiero Cristiano.
Siamo impegnati affinchè la VITA diventi il vero pensiero FORTE di ognuno di noi.
pace e bene a tutti Francescoleone
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Messaggio  Fabrizio Lun Feb 02, 2009 12:29 pm

I malati di Sla vogliono la nutrizione artificiale Per un malato a cui staccare il sondino si sono mossi in molti. Per quelli che lo vorrebbero non si muove nessuno
di Lucia Bellaspiga, Avvenire, 22.1.2009

Era una lunga tavolata, quella allestita lo scorso fine settimana a Salò, sulle rive del Garda, ma non c'erano piatti né bicchieri: « Noi non mangiamo», aveva sorriso uno dei commensali al giornalista rimasto interdetto. « Noi abbiamo il sondino. È così da mesi, a volte anni». Era da poco finito il primo raduno nazionale dei malati di Sla e a quel tavolo iniziava la loro festa, ma i giornalisti, gli invitati d'onore, gli unici per cui una tavola era imbandita e profumava di risotto ai funghi, erano davvero pochi. In quella sala avveniva qualcosa di importante, addirittura vitale, ma le grandi testate erano altrove.

Gli effetti della Sla
«Siamo qui per gridare il nostro diritto a vivere», dicevano i malati di Sla, sclerosi laterale amiotrofica, nota come il morbo dei calciatori, una malattia che non perdona e in pochi anni immobilizza ogni muscolo del corpo fino a negare la capacità di deglutire e di articolare la parola. Quando a essere compromessi sono infine i muscoli respiratori, sopraggiunge la morte. « Siamo in cinquemila e vogliamo vivere, aiutateci a farlo con dignità » , ribadivano, ma il loro appello, forse oggigiorno troppo scomodo, è caduto nel silenzio mediatico. Seduti sulle sedie a rotelle, il collo sorretto dai sostegni, gridavano il loro no all'eutanasia ( non un lancio di agenzia), ricordavano che non è quella la soluzione, sostenevano che la vita va vissuta fino all'ultimo respiro, e che è bello farlo, se solo qualcuno ti sta accanto. Si ribellavano a chi, in nome della 'pietas', offre invece la morte. «Noi siamo vivi, volevamo ricordarvi questo», annunciavano alla stampa ( che non c'era), e in tempi di sentenze che giudicano vite ' degne' e vite ' meno degne' non è così scontato.

Vogliamo il sondino: ma alcune ASL non lo passano
Così come non suona esagerato il loro appello a non lasciarli morire: in alcune zone d'Italia le Asl non passano la sacca dell'alimentazione e dell'idratazione, troppo costosa, fanno sapere. Non solo: la Sla, « la grande bastarda » come la chiamano loro, è una nera saracinesca che pian piano ti chiude fuori dalla vita ma fino all'ultimo ti tiene sul bordo, non sei morto ma non comunichi più col mondo esterno... Un vegetale, si direbbe di questi tempi, decidendo per ' pietas' che è meglio reciderlo. Peccato che, dentro, la vita pulsi come prima, il pensiero corra lucido, la personalità e la memoria non si perdano: sono persone che amano, sentono, desiderano. Il controllo dei muscoli oculari è l'ultima funzione che resta, per questo se la Asl passa loro il ' Comunicatore' possono tornare a esprimersi con una voce vera, emessa dal sintetizzatore vocale ma attivata dal semplice movimento degli occhi. Un miracolo, « il ritorno a una vita dignitosa » , hanno provato a spiegare i malati di Sla, «il confine tra il voler continuare a vivere e il voler morire».

Staccare un sondino è più facile che tenerne attaccati tanti per anni
Ma molti non l'hanno: troppo costoso. Ecco allora il pianto improvviso di una ragazza che lo attende da un anno, e lo sfogo di Mario Melazzini, il volto noto della Sla, il medico diventato paziente: « Perché per un solo italiano che vuole staccare il sondino si muovono tutti, per migliaia che lo chiedono non si muove nessuno? Si parla solo di diritto alla morte, ma prima non c'è il diritto alla vita?». Dov'erano i giornalisti? Dove i politici schierati per la morte di Eluana Englaro? Dove i cosiddetti garantisti?
«È una bella gara di solidarietà », ha commentato il neurologo Defanti, non riferendosi a chi da anni si prende cura di Eluana ma ai personaggi ( l'ultima la governatrice del Piemonte) che ora qua ora là danno la loro «disponibilità» ad «accogliere» Eluana, cioè a farla morire. E i quindici medici della famosa équipe pronta ad accorrere gratuitamente a Udine per staccare un sondino, dove sono? Per ora sono disoccupati, perché allora non investire questa loro passione per i ' diritti' umani accanto a qualcuno di questi malati? Mettere il sondino è più dura che toglierlo, non richiede quindici giorni bensì anni di gratuità: a Salò lo gridavano in tanti, ma i giornalisti erano altrove, forse a Lecco, a registrare puntuali lo sparuto corteo radicale per la morte di Eluana.
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Messaggio  Fabrizio Lun Feb 09, 2009 8:17 pm



non uccidete eluana!!! e nessun altra persona
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Messaggio  francescoleone Mar Feb 10, 2009 4:12 pm

ADESSO DOPO IL SILENZIO E LA PREGHIERA FACCIAMO IN MODO CHE PIU' NESSUNO DEBBA MORIRE PER COLPE O OMISSIONI DEGLI UOMINI....DAL CONCEPIMENTO ALL'ULTIMO GIORNO DI VITA FACCIAMO CHE TUTTI NEL MONDO POSSANO AVERE CURE CHE NESSUNO MUOIA PIù DI FAME O DI SETE OVUNQUE SI TROVI
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Messaggio  Fabrizio Mar Feb 10, 2009 10:04 pm

.






















....
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Messaggio  simona Mar Feb 10, 2009 10:58 pm

la storia di Eluana mi lascia senza parole...adesso non ci resta che continuare a pregare per lei!
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Messaggio  Angelo Mar Feb 10, 2009 11:28 pm

DEDICATA A ELUANA

"Eluana, piccolo fiore

Tu sei la prediletta

al cuore del Signore.



Tace la tua voce

mentre sei distesa

sul legno della croce.



La tua luce splende

nella notte oscura

di un mondo che non comprende.



Il tuo cuore è una sorgente

che emana amore

sul freddo della gente.



Tu sei un tesoro

molto più prezioso

di un forziere d'oro



Una mano che rapina

al tuo letto si è avvicinata

nella penombra della mattina.



Anche tu, come Gesù,

griderai "Ho sete!"

prima di volare lassù.



Ottienici in dono

quando entrerai in cielo

la grazia del perdono."

Padre Livio

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Messaggio  Fabrizio Ven Feb 20, 2009 9:57 pm

Verità e bugie: promemoria sul «caso Englaro»
di Pino Ciociola, Avvenire 19.2.09

Una ricapitolazione delle inesattezze che hanno caratterizzato la copertura mediatica del caso
Bugie, mistificazioni, omissioni: di tutto, di più. E se ciascuno ha diritto di farsi in libertà l’opinione che valuta migliore, quando chi ha responsabilità d’informare mistifica le 'verità' su cui quell’opinione dovrà costruirsi, il risultato sarà inevitabilmente un’idea altrettanto falsata: quale che sia e per quanti la condividano. Proprio ciò che è accaduto spesso negli ultimi otto giorni di vita di Eluana e negli ultimi dieci anni.

L'autopsia: Eluana era sana e forte
Detto che, a voler stilare l’elenco completo delle falsità ascoltate o lette in questa vicenda, non basterebbe un libro, partiamo dalla fine. Dall’autopsia, che ha 'svelato' come Eluana avesse la pelle intatta, nessuna piaga e pesasse poco meno di 53 chili. Le suore che l’hanno assistita per quindici anni (e altri autorevoli testimoni), del resto, hanno sempre raccontato quanto fossero buone le sue condizioni fisiche. E anche il suo neurologo Carlo Alberto Defanti – ancora un paio d’ore prima della morte, lunedì 9 febbraio – ripeteva come, «al di là della lesione cerebrale, Eluana è una donna sana, mai una malattia, mai un antibiotico, probabilmente resisterà più a lungo della media». Del resto un prestigioso quotidiano nazionale, qualche giorno prima, per descriverla parlava di «volto intatto, guance piene, occhi allungati, labbra rosa», spiegando che «è pur sempre bella anche oggi, soprattutto per la pelle, ancora bianca e distesa».

Mistificazioni mediatiche
Stesso prestigioso quotidiano che, sempre da Udine, la descriverà poi – in altri articoli – tanto scarnificata da pesare meno di 40 chili e col volto «piagato dalle lacerazioni che ai vecchi vengono sul sedere o sulla schiena, ma a lei anche in faccia». Più o meno lo stesso faceva un altro quotidiano nazionale altrettanto prestigioso. Un quadro lievemente migliore era stato quello ripetuto varie volte da una giornalista (entrata nella stanza a «La Quiete» il giorno prima della morte), secondo la quale Eluana «è irriconoscibile rispetto alle foto» (scattate venti anni prima, ndr), «completamente immobile» e con «le orecchie che hanno lesioni perché l’unica parte che non si poteva tutelare, deformate, di un colore scuro»: insomma, «una situazione devastante, un impatto emotivamente molto forte».

Mistificazioni mediche
Come dimenticare poi le parole del rianimatore Amato De Monte, capo dell’'équipe' che ha finito Eluana, appena sceso dall’ambulanza sulla quale l’aveva portata da Lecco a Udine? «Questa ragazza è morta diciassette anni fa. Mi sento profondamente devastato. Mi sono trovato davanti una persona completamente diversa dall’immaginario che ognuno di noi si era creato». Non credevano a quanto stavamo ascoltando, noi cronisti lì a Udine. Ed eravamo appena all’inizio di quei giorni. La reazione di suor Rosangela (che nella clinica lecchese per quindici anni ha curato, amato e accudito Eluana) a certe sorprendenti descrizioni? «Non è possibile. Come può essere cambiata così in otto giorni? Verranno pur fuori le cartelle cliniche: basterà andare a leggere l’ultimo bollettino di Defanti prima della partenza da Lecco». È bastata la ricognizione del corpo di Eluana all’inizio dell’autopsia, quella descritta sopra.

Non c'è stata nessuna sentenza
Altro capitolo degno d’attenzioni è quello legale. Nelle dichiarazioni, sui giornali e in tivù, non soltanto giornalisti e commentatori vari, e non soltanto Giuseppe Campeis, legale udinese di Beppino Englaro, parlavano di «sentenza» o «sentenza passata in giudicato», ma addirittura anche il procuratore di Udine Antonio Biancardi e il procuratore generale di Trieste Beniamino Deidda (e anche in questi casi stentavamo a credere). Salvo però trovare accuratamente riportato nei documenti ufficiali – come ad esempio il 'Protocollo' per far morire Eluana – che il pronunciamento della Corte di appello civile milanese era solo un «decreto del 25 giugno 2008», per autorizzare l’«interruzione del trattamento di sostegno vitale artificiale della signora Eluana Englaro». Differenza niente affatto formale e ancor meno sostanziale quella tra sentenze e decreti, visto che per questi ultimi, che sono provvedimenti di volontaria giurisdizione (cioè pronunciamenti d’un giudice non per comporre una lite, ma nell’interesse di uno o più soggetti; quindi il caso di Eluana), l’articolo 742 del Codice di procedura civile dispone che «possono essere in ogni tempo modificati o revocati». Dunque nulla a che vedere con una «sentenza passata in giudicato la cui esecuzione è doverosa», come invece si era affrettato a precisare il procuratore generale triestino la mattina di venerdì 6 febbraio. Domanda: ma la cosiddetta «sentenza» sarebbe stata «doverosamente da eseguire», poiché ormai «passata in giudicato», anche davanti a una Eluana che avesse mostrato segni di risveglio o di coscienza?

Nessuna prova concreta della volontà di Eluana
Ennesima deformazione della realtà: la volontà della giovane di esser fatta morire. Giornali e tivù e commentatori vari l’hanno sempre data per scontata e sicura, anzi del tutto certa e assunta, come per prima aveva fatto la Corte d’appello civile di Milano. Benché nemmeno esistesse una parvenza di qualsivoglia testimonianza scritta (poniamo anche solamente una sua lettera, per quanto di adolescente), ma ci fossero diverse asserzioni contrarie ignorate dai magistrati civili milanesi. E benché il Tribunale di Lecco, con decreto del 2 febbraio 2006, avesse dichiarato inammissibile il ricorso del padre e tutore Beppino Englaro, poiché non «legittimato, neppure con l’assenso della curatrice speciale, a esprimere scelte al posto o nell’interesse dell’incapace in materia di diritti e atti personalissimi». Chissà se per il procuratore Deidda questo decreto lecchese sia tanto «sentenza passata in giudicato» quanto quello della Corte d’appello milanese (che è addirittura successivo) e quindi non andasse «doverosamente eseguito».

Perché tante invenzioni?
A proposito infine della sacra «intangibilità» dei decreti che quasi tutti sbandieravano come dogma giuridico: proprio il pronunciamento del Tribunale di Lecco del febbraio 2006 venne riformato dieci mesi dopo proprio dalla Corte d’appello di Milano. A questo punto di irrisolte non rimangono neppure le mistificazioni stesse delle realtà, ma appena due questioni: perché abbiamo dovuto ascoltare tante 'invenzioni' e perché a diffonderle è stato spesso chi sapeva bene quanto fossero tali?
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