Parrocchia San Francesco d'Assisi
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Preghiera come incontro

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Messaggio  Fabrizio Lun Lug 14, 2008 9:09 pm

TRATTO DAL LIBRO
“PREGHIERA COME INCONTRO”
di ANSEL GRUN
Edizioni Messaggero Padova

L’incontro con se stessi

Per poter incontrare Dio devo prima di tutto incontrare me stesso, normalmente non ho alcun contatto con me stesso, i pensieri mi strappano da me stesso e mi conducono altrove. Non sono io a pensare, ma al contrario si pensa in me, i miei pensieri diventano indipendenti e coprono il mio vero io.

Ascoltare se stessi significa innanzitutto ascoltare il proprio vero essere, entrare in contatto con se stessi, ma significa anche dare ascolto ai propri sentimenti e bisogni, a ciò che si desta in me.

Se mi do subito alla fuga in parole o sentimenti pii, la preghiera non mi conduce a Dio, ma soltanto negli ampi spazi della mia fantasia.

Noi non possiamo dire cosa avvenga per primo, l’incontro con se stessi come condizione per l’incontro con Dio o l’incontro con Dio come condizione per l’incontro con se stessi. Entrambe le cose si presuppongono e si rafforzano a vicenda.

Incontrare me stesso non significa tuttavia ruotare continuamente intorno a me stesso e ai miei problemi o analizzare la mia situazione psichica, bensì addentrarsi nella mia vera identità, trovare la via che conduce al mio io, al mio vero nucleo di persona.

Una soluzione consiste nel domandarsi continuamente. Chi sono? Allora riceverò spontaneamente delle risposte o delle immagini. E a ogni risposta replicherò così: no, questo non sono io, questa è soltanto una parte di me. Io non sono quello che i miei amici credono che io sia, non sono quello che io stesso credo di essere.

Posso osservare che in chiesa mi comporto diversamente da quando sono in pubblico. Chi sono io veramente? Non mi identifico neppure con i miei sentimenti e i miei pensieri. I pensieri e i sentimenti sono dentro di me, però l’io non viene assorbito completamente da essi e va ricercato al di là di ogni di pensiero e sentimento.

Ma, se continuiamo a scavare sempre più in noi stessi ponendoci delle domande, avremo un’idea del mistero del nostro io.

L’io significa: sono chiamato da Dio con il mio nome, con un nome inconfondibile. Sono una parola che Dio dice dentro di me. Il mio essere non consiste nella mia bravura, nel mio sapere e nemmeno nel mio sentire; esso consiste nella parola che Dio dice solo dentro di me e che in questo mondo può essere percepita solo dentro di me e attraverso di me. Quindi incontrare se stessi significa avere un’idea di questa unica parola di Dio in me.
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Messaggio  Fabrizio Gio Ott 02, 2008 1:28 am

L’incontro con Dio

La seconda fase della preghiera è l’incontro con Dio. spesso crediamo di conoscere Dio già da lungo tempo. Abbiamo sentito abbastanza su di Lui fino ad ora e possiamo raffigurarci chi sia.
Ma corrisponde al vero Dio ciò che noi sappiamo di Dio? oppure proiettiamo in Dio soltanto i nostri desideri e le nostre nostalgie? Le immagini che abbiamo di Dio nascono solo dalla nostra educazione o dalle fantasie del nostro cuore? da una parte abbiamo bisogno di immagini per raffigurarci Dio e per poterlo incontrare. Ma d’altra parte dobbiamo continuamente superare queste immagini e dirigerci verso il vero Dio.
Conosco bene Dio perché si è rivelato a me e lo incontro dentro di me, ma allo stesso tempo è colui che è totalmente altro, indisponibile e incomprensibile, colui che mette sempre in dubbio tutti i nostri principi teologici.
Egli è totalmente “altro”, inspiegabile, è il mistero per antonomasia. Quando incominciamo a pregare, ci giova penetrare il mistero di Dio con l’ascolto, superare tutte le immagini che ci siamo fatti di lui e avere un’idea del Dio che è sempre più grande.
Per noi incontrare Dio significa aver attraversato i dubbi del nostro tempo e, dopo averli oltrepassati, avere fede nel Dio che ci è apparso in Gesù Cristo e che ha rivelato il suo cuore in Cristo. Ed è il cuore umano quello che compare in Cristo, un cuore che possiamo comprendere nel mezzo dell’incomprensibilità di questo mondo.
Dobbiamo continuamente tornare ad addentrarci a tentoni nel mistero di Dio. spesso nel mezzo di una preghiera mi fermo e mi domando: ma questo che cosa vuol dire? Chi è Dio in realtà? E poi cerco di mettere a confronto le mie domande e la mia ricerca con l’immagine di Gesù Cristo . in Gesù è visibile questo Dio invisibile, in lui l’incomprensibile è divenuto comprensibile. Allora adotto nei miei dubbi le parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di Giovanni: "Dio nessuno l’ha mai visto:proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato". "chi ha visto me ha visto il Padre."
Quando ascolto Dio, mi imbatto nel mistero di Gesù Cristo. E quando analizzo questo uomo Gesù di Nazaret mi addentro nel mistero di Dio. posso comprendere Gesù solo se riconosco Dio come sua origine prima. Questa tensione è parte essenziale della preghiera. Analizzare i dubbi che nutriamo nei confronti di Dio e confrontarli con Gesù Cristo, guardare Gesù Cristo e in lui sentire Dio.
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