Parrocchia San Francesco d'Assisi
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La rinunzia di Francesco ai beni temporali: Analisi di un processo. (Parte 1)

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Messaggio  Fabio Ven Set 26, 2008 12:11 pm

Questo articolo è molto interessante perchè tratta l'episodio della rinunzia ai beni di Francesco dal punto di vista giuridico e sociale come verosimilmente apparve ai contemporanei del Poverello di Assisi.
Vi invito a leggerlo perchè a me è piaciuto molto e per questo lo propongo alla vostra attenzione. Very Happy
Fatemi sapere cosa ne pensate.

LA RINUNCIA DI FRANCESCO AI BENI TEMPORALI: ANALISI DI UN PROCESSO


SOMMARIO : 1. La persecuzione di Pietro; 2. La carcerazione domestica; 3. Le sacre nozze con Madonna Povertà; 4. La citazione davanti ai Consoli; 5. La condizione dei penitenti; 6. Il giudizio davanti al Vescovo

1. La persecuzione di Pietro


È un Francesco ormai deciso a seguire ad ogni costo la strada indicatagli dal Signore quello che accetta di comparire, umilmente, ma anche senza più alcun timore, davanti al Vescovo di Assisi. Le Fonti Francescane descrivono in maniera molto efficace lo stato di angoscia da lui vissuto nei momenti precedenti la rinuncia ai beni temporali. Nella Vita Prima Tommaso da Celano non esita a trovare una giustificazione ad un comportamento che certo non si addice ad un cavaliere di Cristo, facendo leva sull'impreparazione alla lotta. Preavvertendo l'arrivo, a San Damiano, di amici, parenti e notabili chiamati a raccolta dal padre (tra cui Marangone di Cristiano ed il fratello Benvegnate, i notai Gilio e Riccardo, il maestro Villano, Boninsegna di Raniero, Vivieno e Uguccione) Francesco si nasconde in un rifugio sotterraneo da lui preparato in previsione del pericolo. A ben vedere, più delle voci maligne che cominciano a circolare sul conto di Francesco - vittima di pesanti umiliazioni da parte di quegli stessi concittadini che lo hanno a lungo ammirato quale incontrastato principe della gioventù di Assisi è la preoccupazione di esporre il patrimonio familiare al rischio di una inesorabile decurtazione il motivo della sollecitudine con cui Pietro Bernardone si propone di scovare il primogenito. Il proposito appare in tutta evidenza se si tiene conto della circostanza che per poter attendere al restauro della chiesa presso la quale dimora, Francesco parte alla volta di Foligno

ivi, secondo la sua abitudine, vende tutta la merce, e, con un colpo di fortuna, perfino il cavallo (Fonti Francescane 333; dora in avanti F. F.).

Un simile slancio di generosità non può non costituire un campanello dallarme per lo scaltro mercante di stoffe che si premura di correre ai ripari.
Non gli è dato sapere del colloquio con il Crocifisso e della divina esortazione

va e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina (F. F. 593).

Allo stesso modo, preso dalle vicende della propria attività commerciale, ignora il percorso interiore seguito da Francesco e la crisi esistenziale che lo induce ad allontanarsi dalle allegre brigate per andare alla ricerca di sé stesso, dopo la traumatica esperienza della prigionia e la visione misteriosa di Spoleto

nel dormiveglia intese una voce interrogarlo dove fosse diretto. Francesco gli espose il suo ambizioso progetto. E quello: chi può esserti più utile: il padrone o il servo? Rispose: il padrone. Quello rispose: perché, dunque, abbandoni il padrone per seguire il servo, e il principe per il suddito? (F. F. 1401).

La cura dei poveri e dei lebbrosi - cui il primogenito si dedica premurosamente, dopo aver preso coscienza del volere divino ed a dispetto delle insinuazioni del volgo - viene da lui interpretata come un amaro fallimento. Difficile dargli torto, secondo unottica prettamente materialistica: colui che, per diritto di discendenza e capacità innate, avrebbe dovuto sobbarcarsi il peso dellazienda familiare, puntando ad incrementarne il volume daffari ed i possedimenti, se ne va a spasso come un vagabondo, sperperando il denaro in imprese senza alcun profitto. A questo punto non gli resta che neutralizzarlo per evitare che possa continuare a commettere altre pazzie, compromettendo, nei fatti, la stabilità patrimoniale e lasse ereditario. Questa volta, però, si verifica un inatteso colpo di scena. Vinte le iniziali titubanze, è Francesco stesso, un giorno non meglio precisato dellaprile 1207, ad andargli incontro, armato del solo scudo della fede, e rimproverandosi, anzi, di essersi colpevolmente attardato

tutti quelli che lo conoscevano, vedendolo riapparire e mettendo a confronto il suo stato attuale col passato, cominciarono ad insultarlo, a chiamarlo mentecatto e a lanciargli pietre e fango. Quellaspetto, macerato dalla penitenza e quellatteggiamento tanto diverso dal solito, li inducevano a pensare che tutti i suoi atti fossero frutto di fame patita o follia. Ma poiché la pazienza vale più dellarroganza, Francesco non si lasciava disanimare, né sconfiggere da insulto alcuno e ringraziava Dio per quelle prove (F. F. 338).

2. La carcerazione domestica


Da questo particolare momento si palesa il mutamento radicale avvenuto nella personalità del Poverello, pronto a patire anche la carcerazione domestica

come il lupo assale la pecora, senza più alcun ritegno, con sguardo truce e minaccioso, afferrandolo brutalmente con le mani, (Pietro, n. d. a) lo trascinò a casa. E, inaccessibile ad ogni senso di pietà, lo tenne prigioniero per più giorni in un ambiente oscuro, cercando di piegarlo alla sua volontà prima con le parole, poi con percosse e catene (F. F. 339).

I maltrattamenti e le privazioni non danno lesito sperato, ma rinsaldano le convinzioni del giovane che si sente più vicino alle sofferenze di Cristo. La madre, approfittando di unassenza del marito, lo libera dai vincoli, esponendosi agli improperi ed agli insulti del consorte che furente e imprecante, corre da Francesco a San Damiano, nel tentativo di almeno allontanarlo dalla regione, se non gli riesce di piegarlo alla sua vita precedente. Questa volta, però, poiché chi teme il Signore è sicuro di trovare in Lui la forza, il figlio della grazia, appena sente che il padre terreno sta per sopraggiungere, gli va incontro spontaneamente, gioioso, dichiarando di non aver più paura delle catene e delle percosse e di essere pronto a sopportare lietamente ogni male per il nome di Cristo (F. F. 342).
Dallepisodio, narrato nella Vita Prima, traspare tutta la determinazione di chi, dopo un lungo travaglio, è convinto di aver trovato la strada maestra e non intende abbandonarla. Alla stregua del precetto evangelico, Francesco si adopera per accaparrarsi il tesoro rinvenuto nel campo, allontanandosi progressivamente dalla mercatura e dal tumulto del mondo. Il biografo Tommaso da Celano si sofferma a lungo sul suo desiderio di intimità con il Signore, quando descrive le soventi visite ad una grotta, alla periferia della città

l'uomo di Dio, già santo per desiderio di esserlo, vi entrava, lasciando fuori il compagno ad attendere, e, pieno di nuovo insolito fervore, pregava il Padre suo in segreto. Desiderava che nessuno sapesse quanto accadeva in lui là dentro, e celando saggiamente a fin di bene il meglio, solo a Dio affidava i suoi santi propositi. Supplicava devotamente Dio eterno e vero di manifestargli la sua via e di insegnargli a realizzare il suo volere. Si svolgeva in lui una lotta tremenda, né poteva darsi pace, finché non avesse compiuto ciò che aveva deliberato. Mille pensieri lassalivano senza tregua e la loro insistenza lo gettava nel turbamento e nella sofferenza (F. F. 329).

Da uomo del suo tempo, Francesco ha una visione feudale dellesistenza e del rapporto con Dio ed è in questa particolare ottica che rinuncia agli affetti ed ai beni temporali per essere degno del proprio Signore; è il trionfo della povertà come modello di vita cui, sia pure con sfumature più o meno marcate, si rapportano, i vari movimenti pauperistici del XIII secolo.

3. Le sacre nozze con Madonna Povertà


Tale disposizione danimo si può più agevolmente rinvenire nel Sacrum commercium sancti Francisci cum domina Paupertate. Si tratta di un'opera allegorica, la cui datazione è controversa, nella quale vengono descritte, non senza suggestioni di carattere biblico e liturgico, le sacre nozze, il connubio, tra Francesco e Madonna Povertà.

Il Figlio di Dio, Signore delle virtù e Re della gloria, operando la salvezza sulla terra, andò in cerca della Povertà, la trovò, lamò con amore di predilezione. Agli esordi della sua predicazione proprio la Povertà egli pose come fiaccola in mano a coloro che stavano per varcare la soglia della fede e collocò come prima pietra nel fondamento della casa e, mentre le altre virtù ricevono da lui il Regno dei cieli sono come promessa, la Povertà ne ottiene linvestitura senza alcuna dilazione: Beati, Egli dice, i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei cieli (F. F. 1960).

Agli inizi della sua conversione, Francesco

come vero imitatore e discepolo del Salvatore, si diede con grande amore alla ricerca della Povertà, desideroso di trovarla e del tutto deliberato a farla sua, senza temere né avversità, né pericoli, non ricusando, né schivando disagi corporali, nella speranza di poter finalmente giungere fino a colei alla quale il Signore ha consegnato le chiavi del Regno (F. F. 1961).

È, tuttavia, limitazione di Cristo la discriminante rispetto alle altre esperienze più o meno coeve (si pensi, tanto per citarne alcune, tra le più note, ai Poveri di Cristo di Roberto Arbrissel, ai Catari, agli Umiliati, ai Valdesi, ai Poveri cattolici ed ai Poveri riconciliati) che prendono come modello la primitiva comunità cristiana formata dagli apostoli. Il primogenito di Pietro Bernardone rimane, invece, concentrato sulla figura di Cristo, la cui passione evoca in lui, molti anni prima del miracolo delle Stimmate, avvenuto sul monte della Verna, dolore e sofferenza fisica:

una volta andava solingo nei pressi della chiesa di Santa Maria della Porziuncola, piangendo e lamentandosi a voce alta. Un uomo pio, udendolo suppose che egli soffrisse di qualche malattia o dispiacere e, mosso da compassione, gli chiese perché piangeva così. Disse Francesco: piango la Passione del mio Signore. Per amore di lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo. Allora anche luomo devoto si unì al lamento. Spesso, alzatosi dallorazione, aveva gli occhi che parevano pieni di sangue, tanto erano arrossati a forza di piangere. E non si limitava alle lacrime, ma, in memoria delle sofferenze di Cristo, si asteneva dal mangiare e dal bere (F. F. 1413).

Contro di lui si accaniscono gli amici di infanzia ed il fratello Angelo che le fonti francescane attestano essere tra i più feroci denigratori del fondatore dellOrdine dei Frati Minori

lo investiva con parole velenose (F. F. 598).
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Messaggio  Fabio Lun Set 29, 2008 11:35 am

Poichè qualcuno mi ha chiesto il perchè avessi inserito questo articolo e quale fosse l'argomento trattato, ho inserito all'inizio una breve introduzione personale. Very Happy
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Messaggio  Kica Lun Set 29, 2008 8:20 pm

ihihi... grazie...quando avrò un pochino d tempo lo andrò a legegere!! Very Happy Smile Wink ciauuu nonno VII Very Happy
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Messaggio  Fabio Lun Set 29, 2008 8:59 pm

lol!
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Messaggio  Kica Mer Ott 08, 2008 9:03 pm

letto! Wink bello... non per nulla sei il grande Nonno VII Very Happy bacio..
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Messaggio  Angelo Mar Ott 14, 2008 8:13 pm

Molto, molto interessante.
La vera, profonda conversione ci porta ad essere quel prodigio assolutamente originale che il Signore ha creato. Questa originalità tutta votata alla Verità, al Bene, alla Giustizia, disturba, scomoda, mette in crisi gli uomini ancora schiavi del peccato, che non hanno ancora conosciuto Cristo, Via, Verità e Vita, o che l'hanno rifiutato e che, accomodatisi nelle strutture di peccato presenti nella nostra società, scendono spesso a compromessi con satana.
All'inizio della conversione le persecuzioni sono davvero dolorose, soprattutto perchè vengono spesso dai familiari, da quelli che chiamavamo amici, da persone care. Non capiscono cosa ci stia succedendo e hanno paura.
Ma il Signore ci è vicino, ci sostiene col Suo Amore e quando cadiamo, perchè siamo tutti fragili e facilmente ricadiamo nel peccato, ci aiuta a rialzarci.
Le parole che lo Spirito ci mette sulla bocca sono spade infuocate. Rompiamo tutti i precedenti schemi di convivenza.
Questa rivoluzione dolorosa è immensamente benefica per tutti.


Ultima modifica di Giovanni Francesco il Mer Ott 15, 2008 6:27 pm - modificato 2 volte.

Angelo

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Messaggio  Angelo Mar Ott 14, 2008 8:19 pm

Disse Francesco: piango la Passione del mio Signore. Per amore di lui non dovrei vergognarmi di andare gemendo ad alta voce per tutto il mondo.[...] Spesso, alzatosi dall'orazione, aveva gli occhi che parevano pieni di sangue, tanto erano arrossati a forza di piangere. E non si limitava alle lacrime, ma, in memoria delle sofferenze di Cristo, si asteneva dal mangiare e dal bere (F. F. 1413).


Gesù, fai piangere anche noi come Francesco, facci commuovere meditando le tue sofferenze, che ci spronino a far penitenza!

Angelo

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