Dove va il progetto sentinelle? Una riflessione di don Andrea
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Dove va il progetto sentinelle? Una riflessione di don Andrea
Facciamo il punto
In questi giorni si è ritrovato insieme il comitato direttivo che rappresenta tutte le 33 diocesi in cui è partito o sta partendo il progetto sentinelle. È stato un momento di rinascita, di ripartenza, in cui si è sentito forte l’intervento dello Spirito Santo, la guida invisibile di questo progetto dal 1998, quando è nato nella mia diocesi di Verona.
In questi anni le sentinelle hanno creato una mentalità e hanno diffuso delle riuscitissime tecniche. Ormai il concetto di “missione di spiaggia”, così come l’ho pensato nel 2002 per la prima volta, è diventata una realtà assodata. In moltissime diocesi si vivono missioni di spiaggia con il nostro stile. Lodiamo Dio di questa crescita!
Anche Una luce nella notte è diventato ormai in Italia un metodo conosciuto. È diventato quasi sinonimo di evangelizzazione di strada. Alcuni hanno preso il libro o scaricato le schede dal nostro sito e hanno organizzato a modo loro questa tecnica. A Palermo c’è persino chi consegna il lumino in strada e non passa settimana in cui mi dicono: anche in questa città o in quell’altro paese i giovani aprono la chiesa di notte e mettono lo striscione “Una luce nella notte”.
Come non lodare Dio per questo popolo di giovani che si è rimesso in strada? Anche nella mia diocesi il vice-direttore della Pastorale giovanile mi ha candidamente confessato che da due anni stavano copiando le mie idee.
Ma tutto questo non è il progetto sentinelle. Mai come oggi abbiamo compreso che le sentinelle del mattino hanno una marcia in più: l’aver preso sul serio le parole di un Papa ci ha condotto a ripensare tutta la pastorale e ad aprire un nuovo fronte nelle diocesi italiane.
Il nuovo progetto sentinelle non è, dunque, evangelizzazione di strada e basta. Nemmeno Una luce nella notte o altri eventi straordinari. Questi in Italia sono ormai organizzati egregiamente da molte realtà, anche se non ovunque sortiscono l’effetto che meritano a causa del loro stile di evangelizzazione non sempre così “ecclesiale”.
Il progetto sentinelle è un progetto per le diocesi e le parrocchie. A settembre usciranno tutti gli strumenti che stiamo elaborando, per dare alle nostre comunità un metodo collaudato e sperimentato (non nato a tavolino) per operare davvero quella svolta che auspicano i nostri vescovi: rendere le parrocchie missionarie e le nostre diocesi aperte e accoglienti ai lontani.
Invito, pertanto, tutti gli evangelizzatori “fai-da-te” a mettersi in contatto con noi: non siamo un movimento o una comunità di consacrati e, pertanto, abbiamo solo da dare e nulla da prendere. Siamo nati per le diocesi e lavoriamo solo per loro. Ne nascerà qualcosa di grande, che non riguarda solo i giovani. A partire da loro, abbiamo visto che questo progetto cambia la pastorale famigliare, la catechesi, i gruppi giovani parrocchiali.
Abbiamo nuove idee, che credo fantastiche: perchè finalmente chiudono il cerchio aperto da chi va fuori ad evangelizzare. Dove vanno a finire, infatti, i giovani contattati? Come accompagnarli a crescere nell’essere discepoli di Gesù? Ecco, vi annuncio che abbiamo scovato l’uovo di colombo. Ma non vi anticipo nulla. Perchè non si rovini un progetto che vediamo funzionante e vincente, non diremo le cose se non a chi vuol fare sul serio. L’evangelizzazione è troppo importante e non è una uscitina in strada! Non aprite le chiese, se non avete idea di quel che ci sta dopo. Rischieremmo di ingannare i giovani che con fatica riusciamo a portare a Gesù o, peggio, rischieremmo di creare una specie di setta, di conventicola parallela alla Chiesa.
Ai direttori della pastorale giovanile, quindi, dico: abbiate fiducia di chi sta dedicando la vita a questo progetto da 10 anni e non costringetevi a rifare lo stesso nostro cammino di sbagli e scoperte. Siamo qui pronti a condividere con voi tutto e ad aiutarvi ad aprire una finestra entusiasmante sulla nuova evangelizzazione, quella che Giovanni Paolo II ci invitava ad aprire senza paura.
In questi giorni si è ritrovato insieme il comitato direttivo che rappresenta tutte le 33 diocesi in cui è partito o sta partendo il progetto sentinelle. È stato un momento di rinascita, di ripartenza, in cui si è sentito forte l’intervento dello Spirito Santo, la guida invisibile di questo progetto dal 1998, quando è nato nella mia diocesi di Verona.
In questi anni le sentinelle hanno creato una mentalità e hanno diffuso delle riuscitissime tecniche. Ormai il concetto di “missione di spiaggia”, così come l’ho pensato nel 2002 per la prima volta, è diventata una realtà assodata. In moltissime diocesi si vivono missioni di spiaggia con il nostro stile. Lodiamo Dio di questa crescita!
Anche Una luce nella notte è diventato ormai in Italia un metodo conosciuto. È diventato quasi sinonimo di evangelizzazione di strada. Alcuni hanno preso il libro o scaricato le schede dal nostro sito e hanno organizzato a modo loro questa tecnica. A Palermo c’è persino chi consegna il lumino in strada e non passa settimana in cui mi dicono: anche in questa città o in quell’altro paese i giovani aprono la chiesa di notte e mettono lo striscione “Una luce nella notte”.
Come non lodare Dio per questo popolo di giovani che si è rimesso in strada? Anche nella mia diocesi il vice-direttore della Pastorale giovanile mi ha candidamente confessato che da due anni stavano copiando le mie idee.
Ma tutto questo non è il progetto sentinelle. Mai come oggi abbiamo compreso che le sentinelle del mattino hanno una marcia in più: l’aver preso sul serio le parole di un Papa ci ha condotto a ripensare tutta la pastorale e ad aprire un nuovo fronte nelle diocesi italiane.
Il nuovo progetto sentinelle non è, dunque, evangelizzazione di strada e basta. Nemmeno Una luce nella notte o altri eventi straordinari. Questi in Italia sono ormai organizzati egregiamente da molte realtà, anche se non ovunque sortiscono l’effetto che meritano a causa del loro stile di evangelizzazione non sempre così “ecclesiale”.
Il progetto sentinelle è un progetto per le diocesi e le parrocchie. A settembre usciranno tutti gli strumenti che stiamo elaborando, per dare alle nostre comunità un metodo collaudato e sperimentato (non nato a tavolino) per operare davvero quella svolta che auspicano i nostri vescovi: rendere le parrocchie missionarie e le nostre diocesi aperte e accoglienti ai lontani.
Invito, pertanto, tutti gli evangelizzatori “fai-da-te” a mettersi in contatto con noi: non siamo un movimento o una comunità di consacrati e, pertanto, abbiamo solo da dare e nulla da prendere. Siamo nati per le diocesi e lavoriamo solo per loro. Ne nascerà qualcosa di grande, che non riguarda solo i giovani. A partire da loro, abbiamo visto che questo progetto cambia la pastorale famigliare, la catechesi, i gruppi giovani parrocchiali.
Abbiamo nuove idee, che credo fantastiche: perchè finalmente chiudono il cerchio aperto da chi va fuori ad evangelizzare. Dove vanno a finire, infatti, i giovani contattati? Come accompagnarli a crescere nell’essere discepoli di Gesù? Ecco, vi annuncio che abbiamo scovato l’uovo di colombo. Ma non vi anticipo nulla. Perchè non si rovini un progetto che vediamo funzionante e vincente, non diremo le cose se non a chi vuol fare sul serio. L’evangelizzazione è troppo importante e non è una uscitina in strada! Non aprite le chiese, se non avete idea di quel che ci sta dopo. Rischieremmo di ingannare i giovani che con fatica riusciamo a portare a Gesù o, peggio, rischieremmo di creare una specie di setta, di conventicola parallela alla Chiesa.
Ai direttori della pastorale giovanile, quindi, dico: abbiate fiducia di chi sta dedicando la vita a questo progetto da 10 anni e non costringetevi a rifare lo stesso nostro cammino di sbagli e scoperte. Siamo qui pronti a condividere con voi tutto e ad aiutarvi ad aprire una finestra entusiasmante sulla nuova evangelizzazione, quella che Giovanni Paolo II ci invitava ad aprire senza paura.
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