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A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966

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A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966 Empty A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966

Messaggio  FrancescoGenovese Ven Mag 23, 2008 11:08 am

Sono passati sedici anni da quando la mafia sanguinaria e dirompente dei corleonesi, decise di mettere fine alla vita del giudice Falcone. Sedici anni in cui la mafia, seppur sgretolata rispetto ad allora, continua indisturbata e silenziosa ad operare sul nostro territorio locale e nazionale. Falcone era un personaggio che faceva della legalità la sua missione quotidiana, atta a debellare quel fenomeno che lui stesso definì “umano”, nella cui fine credeva incessantemente. La sua morte rappresentò, oltre che un duro colpo alla banda del sogno interrotto(come dal titolo di una famosa canzone dei Modena city Ramblers), un radicale cambiamento nell’atteggiamento della gente comune di fronte al fenomeno mafioso.

Da allora è più facile parlare di lotta alla mafia, poiché la sua uccisione, insieme a quella del giudice Borsellino e di tutte le tantissime vittime di mafia, rappresenta la vera sconfitta di uno stato inerme e quasi rassegnato di fronte all’”imperialismo” sanguinario di cosa nostra, che scatenò altresì la reazione della gente comune, stanca di tutti quei morti e di tutte quelle stragi. Puntualmente ci troviamo a commemorarlo, e così anche tutti quelli che durante la sua vita lo hanno criticato e osteggiato, tradendo in un certo senso il vero significato di legalità, troppo spesso confusa con l’opportunistica commemorazione dimenticata il giorno dopo.

La sua attività a Palermo, è stata sicuramente segnata anche dai suoi primi anni di formazione professionale a Trapani. Proprio qui, nella nostra città, Giovanni Falcone iniziò la sua carriera nel 1966, e in quel periodo di certo non esisteva quel contesto in cui lo stato, o meglio una parte di essa, si scontrava contro cosa nostra, per non dire che in quel periodo di mafia se ne parlava davvero poco. A Trapani Falcone non si occupava di indagini paragonabili a quelle del successivo periodo palermitano, ma sicuramente fu un periodo che gli lasciò un segno indelebile. Francesco La Licata, in un suo libro su Falcone pubblicato nel 2002, definì la nostra città come “piccola, chiusa a riccio e provinciale, in cui si adagiavano circoli chiusi in tranquillità; una città ricca ma non produttiva, parassitaria e culturalmente limitata”.

L’esperienza a Trapani lo vide protagonista sotto diversi ruoli, occupandosi di temi svariati, sia nel campo lavorativo(su tutti i campi giudiziari), sia in quello politico, ma sicuramente a segnare il suo futuro fu il processo a Mariano Licari, che terminò senza alcun esito, in cui la mafia trapanese non fu giudicata. Fu una sconfitta per la giustizia e senza dubbio, fu la molla che fece scattare poi il suo impegno negli anni a seguire, quando nel 1978 fu trasferito a Palermo. La fotografia della Trapani di quel periodo era chiara: una città apparentemente tranquilla, ricca e poco produttiva; la città dei salotti buoni e della cultura limitata.

Un’analisi che non si discosta più di tanto dall’attuale cornice trapanese di oggi; a distanza di più di quarant’anni tutto sembra fermo, la cultura dorme, i “macchinoni” sfrecciano per le vie, e il rumore del silenzio rimbomba in maniera assordante attorno a tutta questa ricchezza che non crea sviluppo. Una città che puntualmente si indigna anche quando in tv parlano di mafia trapanese, e che vede pochi giovani impegnati seriamente nella lotta alla mafia. E così cullata dalle onde dell’indifferenza, la “signora Trapani” continua a navigare senza fermarsi un attimo a pensare che la mentalità mafiosa e il suo silenzio, sono le prime cose da debellare affinché si faccia antimafia a 360°…solo così, possiamo ritenerci fieri di vivere nella città in cui Giovanni Falcone iniziò la sua carriera: un’ottimo modo per commemorarlo senza ipocrisie.

Francesco Genovese
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A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966 Empty Re: A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966

Messaggio  Fabio Ven Mag 23, 2008 11:41 am

Mi hai anticipato di poco Francesco. Posso aggiungere solo questo video che per questa giornata del ricordo e della consapevolezza, sarà il video di apertura nella sezione multimediale.

PER NON DIMENTICARE...MAI


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A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966 Empty PER NON DIMENTICARE

Messaggio  eustochia Ven Mag 23, 2008 1:44 pm

QUANTE COSE DOVRO' ANCORA IMPARARE, MA SOPRATTUTTO QUANTO ALTRO ANCORA NON DOVRO' MAI DIMENTICARE, OGGI E' LA GIORNATA IN CUI OGNUNO DI NOI DOVREBBE FERMARSI A PENSARE ," FACCIO ANCHE IO SOLTANTO IL MIO SERVIZIO?" SONO LE PAROLE PRONUNZIATE NEL VIDEO , QUANDO GLI SI CHIEDE " PERCHE' FA TUTTO QUESTO?" . MA NON E' SOLTANTO UN SERVIRE,E' DONARSI SEMPRE E COMUNQUE ,QUANDO LA CAUSA E' GIUSTA COME QUELLA DI PORRE FINE A TUTTO CIO' CHE E' VIOLENZA, MORTE, INGANNO, MALE, PRENDIAMO ESEMPIO DA CIO'.......

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Messaggio  soniachiara Sab Mag 24, 2008 12:27 am

Falcone e Borsellino sono stati per me gli Eroi coraggiosi che non hanno avuto paura della morte!!!!! per una giusta causa hanno sacrificato le loro vite. CHE CORAGGIO !!!!!!!!!!!!!!!!CHE FORZA!!!!!!!!!!!! io vigliacca come al solito davanti a tanto rischio avrei fatto dietro front. Loro invece NO avanti tutta fino alla fine!!!!!!!!!!!!!!!!!SIETE STATI DUE GRANDI speriamo che dal paradiso ora ci guardate felici del vs operato. GRAZIE

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A sedici anni dalla strage di Capaci - Ricordo di Giovanni Falcone e della sua attività a Trapani nel 1966 Empty Il mio ricordo...

Messaggio  Fabio Sab Mag 24, 2008 7:35 pm

Io il 23 Maggio 1992 non lo ricordo. Ricordo benissimo, invece, Lunedì 25 Maggio 1992.
Non è un ricordo sbiadito, vago, confuso. E' vivido, costante, come se fosse successo ieri.
Avevo 10 anni ed andavo alle scuole elementari. In più occasioni avevamo già fatto dei progetti di legalità e dei lavori di gruppo per conoscere cosa fosse il fenomeno mafioso. Sopra l'ingresso della scuola, era appeso un grosso cartellone, fatto da noi alunni, raffigurante una gigantesca piovra che stringeva fra i suoi tentacoli tutte le attività mafiose.
Questa era la mafia per noi bambini. Almeno fino a quel giorno.
La mia maestra era molto brava ed era lei la promotrice e la realizzatrice di tutti questi progetti contro la mafia. Era, però, un'insegnante all'antica ed era molto rigida.
Me la ricordo alta, austera, con i capelli perennemente tirati indietro e raccolti sopra la testa, come le insegnanti di quei collegi svizzeri dell'immaginario collettivo.
Due erano le sue caratteristiche principali: per chiamarci utilizzava il fischietto (avete letto bene, proprio il fischietto. Come il barone Von Trappen di "Tutti insieme appassionatamente") e non si era mai assentata, neanche una volta in tutti i giorni di scuola.
Ricordo una volta che lei ebbe un incidente mentre stava venendo a scuola. Noi bambini, non sapendo niente, già alle nove meno un quarto eravamo in piena aria di vacanza.
Lei venne lo stesso a scuola, alle nove.
Entrò in classe e ci guardò ad uno ad uno. Scese un silenzio che si sentivano ticchettare le lancette dell'orologio. Dopo un po' lei disse:"Oggi faremo un tema sull'importanza di volere bene le persone che ci circondano."
Noi lo sapemmo molto dopo dell'incidente.
Insomma era un'insegnante tutta d'un pezzo. Nonostante tutto noi bambini la volevamo bene perchè lei voleva bene a noi, per lei noi eravamo i suoi bambini.
Quel giorno, però, fu diverso.
Andai a scuola come tutti gli altri giorni. Il giorno prima non avevamo visto la televisione a casa e non sapevo niente di cosa fossa successo alle 18 di Sabato pomeriggio.
Arrivando a scuola, non capii subito che c'era qualcosa di strano nell'aria.
Andammo a giocare in cortile con gli altri bambini, aspettando il suono della campana di ingresso.
Arrivò anche la mia maestra ma, stranamente, non venne a salutarci ed entrò subito a scuola.
Suonata la campana, entrammo in classe ma la maestra non era là.
"Com'è possibile, io l'ho vista entrare!" Disse qualcuno.
Adesso sì che c'era qualcosa che non andava!
La maestra entrò dopo una decina di minuti e quello che ci disse non potrò mai scordarlo:
"Bambini miei, Sabato pomeriggio è successo un fatto molto grave. C'è stato un attentato della mafia ed il giudice Giovanni Falcone è rimasto ucciso con tutta la sua scorta. Questo non è giusto e noi insegnanti, compresa io, abbiamo deciso oggi di sospendere le lezioni".
Mormorii, brusii, sguardi tra di noi...la maestra non fa lezione? Impossibile!
Io mi immaginai quella grande piovra all'ingresso afferrare il giudice Falcone e scuoterlo violentemente.
"Ascoltatemi bambini, Giovanni Falcone era uno dei giudici che più ha lottato contro la mafia e, proprio per questo, è stato colpito. Oggi, per me, è una giornata triste perchè oggi ci saranno i funerali del giudice Falcone.
Voi, bambini, non vi preoccupate, i vostri genitori sono stati avvertiti e vi verranno a prendere al più presto".
Nel dire questo, la mia maestra aveva gli occhi lucidi. In quel momento la mia austera, severa maestra tutta d'un pezzo, piangeva!
Anche mia madre partecipò a questa astensione collettiva e mi venne a prendere poco dopo.
In macchina pensai solo una cosa: se la mia maestra non faceva lezione, doveva essere veramente grave quello che era successo e se lei si era messa a piangere allora doveva essere proprio brutta questa cosa di nome mafia!


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